La rivoluzione parte dalla terra
La nostra salute, la salute del suolo e quella del nostro pianeta sono collegate.
Un suolo sano è il primo passo per un clima stabile e una condizione di vita più salubre, per tutti. Abbassare lo sguardo, ripensare il nostro rapporto con la terra e il concetto stesso di agricoltura, è dunque la chiave per rispondere alle urgenze contemporanee legate al cambiamento climatico.
Reinventare una relazione di cooperazione con la natura è il primo passo per tentare di invertire i drammatici fenomeni di erosione e desertificazione in atto.
La chiave di volta sta nel carbonio, un elemento cruciale per la vita sulla terra.
Pensiamo alla fotosintesi: la narrazione classica mette l’accento sulla capacità delle piante di produrre ossigeno a partire dall’anidride carbonica. Ma in questo processo spesso viene trascurato un aspetto altrettanto importante: le piante sono in grado di immagazzinare circa il 40% del carbonio nelle radici, che poi lo rilasciano lentamente ai microorganismi del suolo, i quali a loro volta scambiano con le piante nutrienti minerali. La presenza di queste “riserve” di carbonio nel suolo è dunque strettamente collegata alla vitalità del suolo stesso e degli esseri vegetali ed animali che lo abitano.
L’avvento dell’agricoltura convenzionale è responsabile del processo di degrado ed impoverimento del suolo cui assistiamo. L’utilizzo massiccio di pesticidi e di mezzi meccanici che “stressano” il terreno lo priva infatti di quei microorganismi necessari per assorbire e trattenere il carbonio. Un suolo danneggiato libera anidride carbonica e acqua, che tornano nell’atmosfera, gettando le basi per il processo di desertificazione.
Ciò ha effetti immediati sul microclima: il suolo nudo (desertificato) ha infatti una minore capacità di termoregolazione. Tale fenomeno, se esteso su scala globale, ha come conseguenza la modificazione del macroclima, di cui siamo oggi testimoni.
Siamo intrappolati in un circolo vizioso: l’impiego della chimica non fa altro che mascherare il processo di degenerazione del suolo, giunto ormai ad una situazione di stress cronico. Un suolo “viziato” richiede infatti cure sempre più intense e frequenti. Le radici delle piante, corte e deboli perché impigrite dalle integrazioni esterne (concimi e fertilizzanti) diventano via via più vulnerabili alle oscillazioni del clima, in quanto incapaci di scendere in profondità nel terreno per assorbire i nutrienti di cui hanno bisogno.