Ripartire dal seme per salvaguardare la biodiversità
La vite viene propagata tradizionalmente per via vegetativa, tramite selezione massale o selezione clonale. Mentre quest’ultima prevede la creazione di un nuovo vigneto a partire da una o poche viti geneticamente uguali, la selezione massale interessa invece la riproduzione di un intero vigneto, allo scopo di mantenere la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà.
Ma esiste una tecnica che consenta non soltanto di salvaguardare questo patrimonio, ma anche di promuovere e incrementare la biodiversità genetica? La risposta sta nei semi.
Da diversi anni abbiamo recuperato l’antica pratica di seminare i vinaccioli delle nostre viti migliori per originare nuove piante-figlie, al fine di selezionare nuovo materiale genetico “fresco” adattato alle condizioni climatiche attuali.
Nuove prospettive per la viticoltura
La propagazione per seme può essere una delle migliori risposte alla maggiore fragilità della vite a fronte della variabilità delle condizioni ambientali. Con questa pratica si possono infatti ottenere viti-figlie molto simili al genitore, ma con alcuni caratteri differenti, unici.
Esattamente come nella specie umana, anche nel mondo naturale questa mutevolezza può dunque trasformarsi in un elemento decisivo per l’evoluzione.
Le varietà adattate si dimostrano più resistenti alle malattie fungine e alle oscillazioni climatiche; inoltre questa tecnica apre scenari interessanti per la selezione di nuove varietà, così come è stato fin dalle origini della viticoltura.